Secondo una certa teoria, nelle esposizioni, il soggetto migliore viene individuato in base alla correttezza della struttura, del tipo e del modo di trottare.
Come in altri paesi anche in Italia esistono cani di razza che vengono selezionati per fornire prestazioni superiori dal punto di vista funzionale e che disputano prove di lavoro – nell’accezione più generale del termine.
Possiamo chiederci:
· Perché i campioni delle esposizioni non vincono nelle prove?
· Perché i campioni delle prove non eccellono nelle esposizioni?
· Perché nelle esposizioni esiste una classe lavoro nella quale sono giudicati cani della stessa razza?
La risposta potrebbe anche essere: perché non sono applicati degli appropriati standards di giudizio.
Nelle esposizioni la tendenza è quella di giudicare in base a un aspetto morbido e piacevole, non in base a una muscolatura scolpita e definita, a mantelli adeguati alla funzione e a stili di trotto funzionali allo scopo (ad esempio, lo standard del Foxhound richiede muscoli scolpiti: ragged).
Sebbene siano ormai disponibili molti dati, che possono indicare cosa sia giusto o sbagliato nel trotto e nel galoppo di una determinata razza, nel mondo della cinofilia questi dati sono conosciuti o utilizzati pochissimo.
Nel mondo delle esposizioni si ritrovano una quantità di fanatiche credenze sulla locomozione che non reggono a una analisi rigorosa, anche solamente logica, ma tuttora se uno li contesta viene considerato una voce stonata, non in sintonia con l’ambiente.
Si ribadisce, ancora una volta, che la verità o la falsità delle attuali credenze sulla locomozione e la struttura dei cani può essere provata solamente da accurate misurazioni che impieghino accettabili metodi statistici.
Quello che viene qui riferito è basato:
– sull’osservazione e l’analisi computerizzata di filmati al rallentatore di cani domestici e selvatici;
– sulle misure rilevate su cani vivi, cani dissezionati, scheletri e preparati anatomici;
– su ricerche sperimentali documentate.
Poiché molte conclusioni sono in contrasto con le comuni credenze, in genere se ne ricava una reazione veemente da parte dei cinofili; si ritiene però che sia giunto il momento di separare quelli che sono i fatti da quelle che sono pure credenze o affermazioni arbitrarie.
Le supposizioni, anche quando sono sbagliate, si rivestono di uno status di immortalità una volta che appaiono in un testo, specialmente dopo che una prima documentazione viene riportata in una seconda. Gli errori che vengono ricopiati da una generazione all’altra si consolidano con la ripetizione.
Noi abbiamo un notevole esempio di questo fatto con la locomozione: alcuni errori sono stati ripetutamente copiati – e supinamente accettati – così tante volte, che adesso risulta difficile discreditare questa eredità del passato.
Un principio biologico fermo è che la forma segue la funzione, ovvero la funzione produce la forma.
Il solo modo di sapere quale forma funziona efficientemente è osservare gli animali al lavoro sotto condizioni di controllo; questa è la base di un approccio scientifico al problema della locomozione dei cani.
Un approccio estetico decide invece che una forma è bella e da questo desume e predice come la forma dovrebbe funzionare in condizioni di lavoro (!?).
L’essere costruiti in modo appropriato non assicura l’eccellenza nelle prestazioni, è solo un indicatore di potenzialità.
Il coinvolgimento di moltissimi fattori nelle prestazioni fisiologiche di vertebrati superiori, come il cane, non consente comunque una accurata valutazione mediante osservazioni statistiche; solo la dimostrazione mediante prestazioni in condizioni di lavoro potrà dimostrarne la reale efficacia.
Il massimo che è possibile fare osservando un cane alle esposizioni è dire se il soggetto ha un aspetto fisico che potenzialmente può produrre una determinata prestazione.
Questo è il difetto delle esposizioni: il giudizio viene espresso sulla base dell’aspetto esteriore, non in base alla prova di una prestazione funzionale.