L’uomo ha addomesticato il cane dal lupo e ne ha alterato la forma in varie maniere per adattarlo ai suoi scopi, ma lo schema base è rimasto quello del lupo.
Un approccio interessante è quello di osservare come sono costruiti gli animali che fanno quello per cui le varie razze canine sono state sviluppate, ma lo fanno meglio, e quindi ritornare a esaminare il cane.
Le razze sviluppate non si avvicinano alle prestazioni di questi animali, ma svolgono i loro compiti meglio di quanto lo farebbe un lupo.
Durante il processo di miglioramento di una razza per una specifica funzione, bisogna ricordare che il miglioramento in una funzione è spesso accompagnato dal deterioramento in un’altra.
È inoltre da tenere a mente che, nonostante tutte le variazioni introdotte nella forma del cranio, per cani della medesima taglia il volume del cervello rimane relativamente costante.
Tutte le razze riconosciute possiedono uno standard scritto che il giudice deve usare per valutare il merito dei soggetti in esposizione.
Buona parte degli standards non fanno cenno o non descrivono la locomozione della razza. es. solo il 42% degli standards dell’A.K.C. fanno cenno al movimento; più del 60% degli standards del K.C. inglese non menzionano il movimento
Senza un riferimento il giudice ha molto spazio per le opinioni personali e, sfortunatamente, le opinioni variano, spesso notevolmente.
Che cosa è possibile fare quando non si ha una descrizione della locomozione nello standard?
È ragionevole, comunque, pensare che:
– lo standard descriva una razza sul presupposto che ciascun soggetto esibito possieda tutte o in parte le caratteristiche che si ritrovano in un soggetto normale, a meno che non sia diversamente statuito.
– questo include la capacità di trottare.
Il silenzio su di un punto non significa che tale punto deve essere ignorato, ma giudicato alla luce della conoscenza di tutte le razze e alla luce della funzione della razza in esame.
Affermare che un aspetto che si ritrova in tutti i cani non è giudicabile solo perché lo standard non ne fa menzione è ridicolo; la questione del grado di importanza di un aspetto è sempre aperto alla discussione.
Quindi, anche se è non descritto il movimento deve essere valutato.
Nessun ente cinofilo impone ai giudici di giudicare i cani al trotto, ma quasi tutti impediscono ai giudici di far vincere un cane zoppo.
Da ciò si deduce che un cane deve esser fatto muovere a una delle diverse andature possibili (non necessariamente al trotto).
Nelle procedure espositive il fatto che il giudice valuti ogni razza al trotto, indipendentemente da una sua descrizione nello standard, è una consuetudine ormai ben stabilita dalla tradizione.
Tuttavia quando non vi è alcuna menzione nello standard quali saranno i criteri usati per selezionare la perfezione nel modo di trottare, se tutto viene lasciato all’opinione del giudice?
Questo è fonte delle più diverse interpretazioni (trotto esteticamente appariscente, trotto funzionale alla destinazione utilitaristica della razza, trotto ideale applicato a qualunque razza, etc.).
La parola trotto si riferisce e identifica una sequenza degli appoggi, non si riferisce alle modalità di esecuzione di questa sequenza da parte di gambe e zampe.
Le modalità di esecuzione sono molto diverse nelle varie razze e un eventuale parametro di riferimento potrebbe essere l’affermazione nello standard di cosa si suppone debba fare una razza, ma anche questa molte volte manca. es. modalità diverse per bull terrier: wide tracking, collie rough: single tracking, toys: fast tempo (ritmo veloce)
È molto importante conoscere, per esempio, se una razza ha solo la funzione di piacere alla gente.
Uno standard che richieda caratteristiche contrarie ai principi della meccanica sembra incongruo, ma questo si verifica.
Alcuni standard contengono errori o pregiudizi inseriti al momento della stesura, anche solo per mancanza di conoscenze in merito.
Altri, originariamente corretti, sono stati modificati per inserirvi desideri di tipo estetico o per accordarli a credenze infondate.
Le differenze tra due razze sono, in genere, rintracciabili nella loro funzione originaria.
In assenza di indicazioni o in caso di ambiguità o poca chiarezza sul movimento della razza, gli intenti dello standard possono essere interpretati alla luce delle conoscenze strutturali che necessitano per espletare la funzione della razza, se questa è conosciuta.
Possiamo quindi affermare che:
– se due razze sono strutturalmente differenti, si osserveranno delle differenze nel loro modo di produrre movimento, sia che ciò sia menzionato o meno nei rispettivi standards.
– non è logico aspettarsi che razze strutturalmente differenti trottino in egual maniera.
Si descriveranno diversi tipi di trotto, ma per conoscere ciò che causa le differenze è necessario descrivere le strutture che causano tali differenze.
La parola difetto significa deviazione dalla perfezione.
Lo standard di razza descrive la perfezione.
Il massimo del ridicolo si ha quando uno standard elenca una serie di difetti senza dire qual è la perfezione.
Come può essere riconosciuta una deviazione dalla perfezione se la perfezione non è definita?
In aggiunta ai normali difetti incontriamo anche difetti attraenti che piacciono agli appassionati, ma vanno a detrimento della funzione della razza. es. cocker spaniel: mantello troppo lungo, passo lungo nei levrieri (long reach)
A volte i difetti sono elencati in una singola sezione dello standard, ma spesso sono espressi in maniera ridondante, per via della mancanza di descrizione della relativa perfezione. es.: viene riportato l’elenco di tutte le deviazione dall’asse di un arto, al posto dell’affermazione che la colonna ossea deve essere diritta.
La menzione di un difetto dovrebbe essere riservata alla sottolineatura di un difetto molto serio che comporti conseguenze come la squalifica oppure un difetto che è specifico di quella razza.
Molto spesso cani funzionali non vincono alle esposizioni proprio a causa di caratteristiche utili nell’espletamento delle loro funzioni – vaccinismo, mancinismo, scapole divaricate dallo sviluppo muscolare, pelo ruvido, etc.