Sono ormai passati due anni dalle nostre disquisizioni che sono arrivate a sentenziare l’estraneità dalla serie agouti del gene responsabile del nero dominante e della sua appartenenza alla stessa serie che regola il tigrato.
Nel frattempo sono arrivate molte conferme di questa deduzione. La rete web è oggi il canale di informazione più aggiornato. Ricercando illustrazioni e spiegazioni per quanto riguarda la genetica dei colori, vediamo che oggi in numerosi siti specializzati è finalmente apparsa una nuova serie chiamata K.
La denominazione pare che sia stata introdotta per la prima volta in una pubblicazione di Kerns del 2003. Al momento è stata adottata da moltissimi genetisti, che si sono finalmente distaccati dalla prima storica classificazione di Little.
Attualmente, la teoria più accreditata … anzi, oserei dire, definitivamente valida vede la presenza di tre alleli, con la seguente gerarchia di dominanza: K>kbr>k
- K determina l’estensione della colorazione eumelaninica del pigmento a ogni parte pigmentata del corpo;
- Kbr determina la tigratura (tracce eumelaniniche in tutte le zone pigmentate di feomelanina);
- k corrisponde al “normotipo”, con concentrazione dell’eumelanina in alcune zone di elezione.
Questo, ovviamente va a sconvolgere e smentire tutte le teorie finora sostenute, che si trovano su libri tuttora in commercio. E intanto, sulla scia del vento dell’innovazione … si continua a picconare.
Che cosa vogliamo dire per esempio del fattore maschera nera?
Little lo aveva classificato (assieme al tigrato) sulla serie E. La classificazione storica prevede infatti che su questa serie, stiano possano stare quattro alleli:
- Ebr che determinerebbe la comparsa di striature eumelaniniche, sulle zone tipicamente pigmentate da feomelanina (per molti saranno paroloni incomprensibili, ma in sostanza si tratta di tigratura);
- Em determinerebbe una colorazione eumelaninica del muso, talora con estensione all’intera faccia, al petto e a gran parte dell’anteriore;
- E sarebbe responsabile della normale estensione della eumelanina alle sole zone di elezione (peraltro influenzate da altri geni);
- e sarebbe invece responsabile della totale scomparsa della eumelanina, con la conseguente estensione della feomelanina a tutte le parti pigmentate del corpo.
L’estraneità di Ebr a questa serie è però già stata sancita con l’introduzione della serie K. Del resto, l’indipendenza tra tigrato e maschera nera era fortemente sospettabile. Sarebbe bastato osservare la situazione di forte omogeneità per la maschera nera che abbiamo, per esempio negli alani.
Secondo il Little, un cane tigrato a maschera nera, non poteva che essere EbrEm. L’omozigosi per il fattore maschera nera sarebbe perciò stata possibile solo nei soggetti fulvi e c’era da aspettarsi che:
- tutti i tigrati a maschera nera fossero portatori di fulvo
- accoppiando tra loro due tigrati a maschera nera si ottenessero sempre anche tigrati senza maschera … e mai dei fulvi senza maschera.
Questo, ovviamente è facilmente smentibile. Basta osservare qualche cucciolata di alani per accorgersi, che:
- la maschera nera è praticamente sempre presente, anche nelle cucciolate di tigrati;
- nei rari casi in cui la maschera nera non è presente, questa si manifesta indipendentemente sia nei fulvi che nei tigrati.
Che dire quindi degli altri alleli che componevano la ormai fantomatica serie E? Dobbiamo rivedere tutto o si può salvare qualcosa?
Little è stato per lunghi anni un dogma, per tutti coloro che scrivevano di genetica canina. Per moltissimi anni sono state scritte le stesse informazioni da mille autori diversi che hanno semplicemente riportato, senza verificare, ciò che aveva sentenziato Little, l’intoccabile.
Ma ora che sono state date le prime picconate, la tendenza è forse opposta …
Per quanto riguarda la classificazione del gene maschera nera, per esempio giù in molti testi si legge di una nuova serie.
C’è chi ha introdotto il gene Se (super extension), che però non ha nulla a che vedere con la serie S (spotting).
Altri l’hanno chiamato Ma (mask), che a sua volta non ha niente a vedere con la M di Merle.
Ormai le lettere dell’alfabeto iniziano a scarseggiare!
Ma, a parte le denominazioni che possiamo dare … siamo sicuri che, al pari del tigrato, il gene per la maschera nera sia davvero completamente estraneo alla serie E? O si va per analogia in un momento che si è in vena di picconare?
In realtà è tutt’altro che improbabile che ci si possa trovare di fronte a una mutazione diversa, ma non è così semplice da dimostrare come nel caso del tigrato.
Una gerarchia Em > E > e, in realtà è comunque abbastanza logica (più eumelanina domina su meno eumelanina) e verosimile.
Quante sono le razze che ammettono contemporaneamente sia il mantello a maschera nera che il fulvo recessivo (quello senza mai nemmeno un pelo scuro, per intenderci)?
Per cercare esempi e testimonianze dovremmo quasi limitarci alla razze che ammettono tutti i colori. E’ molto difficile reperire “materiale” che possa darci qualche informazione.
Ipotizzare l’estraneità del gene maschera nera alla serie E, implicherebbe, per esempio, ammettere la possibilità che un cane fulvo ee, possa avere una maschera latente e, che accoppiato con un fulvo (o focato) EE possa generare cuccioli a maschera nera. Purtroppo non sono mai venuto a conoscenza di episodi simili.
Un’altra testimonianza potrebbe essere la possibilità di ottenere da genitori a maschera nera, soggetti fulvi o focati a baffi neri (ma senza maschera) e soggetti fulvi recessivi (senza nemmeno un solo pelo nero) nella stessa cucciolata. Anche in questo caso, non ho nessun caso da poter portare come esempio. Nessuna testimonianza.
A disposizione abbiamo solo qualche elemento su cui riflettere. Come, per esempio, il fatto che le razze che ammettono il fulvo recessivo, anche se contemplano altri colori, molto difficilmente vedono tra questi il fattore maschera nera. Sarà un caso?
Sicuramente, per quanto mi riguarda, è il caso di mettere via il piccone e, per il momento, di lasciare in pace l’ormai bistrattato Little. Almeno per quanto riguarda questo gene. E, ovviamente, fino a ulteriori sviluppi. Chi vivrà, vedrà.
Denis Ferretti