In teoria, il miglior soggetto di una razza, con una determinata funzione, dovrebbe essere selezionato sulla base di una conformazione ottimale che si ritiene produca una prestazione superiore nella funzione stessa.
Per regola e tradizione alle esposizioni i soggetti sono giudicati in posa e al trotto; alla maggior parte dei cani non viene chiesto di espletare alcuna delle funzioni per i quali sono stati selezionati; perciò, il giudice dovrebbe essere in grado di riconoscere quale tipo di movimento o struttura è un indicatore di perfezione nella funzione della razza.
È ridicolo pensare che tutto ciò che necessita conoscere per giudicare correttamente un soggetto siano i principi del trotto ideale; con tale atteggiamento si introduce solo il pericolo di vedersi esporre soggetti di tutte le razze che tendono al trotto di resistenza, anche quando non dovrebbero, alimentando così un progressivo deterioramento delle razze.
Poiché l’unica possibilità che si ha in esposizione è quella di giudicare un soggetto in un’andatura lenta, il meglio che si può fare è stabilire dei criteri che forniscano indicazioni esteriori sull’efficienza nello svolgere la specifica funzione richiesta, tenuto anche conto che molte funzioni fisiologiche e psicologiche che influenzano le prestazioni non sono valutabili.
A causa dell’impossibilità di valutare tutti i fattori rilevanti in una prestazione, quelli che si possono rilevare esternamente salgono molto di valore nel giudizio.
Poiché le esposizioni sono basate sull’aspetto e le prove di lavoro sulle prestazioni, finché i due eventi non saranno unificati continueranno a esserci divergenze.
Poiché l’efficienza nella locomozione è essenziale per la sopravvivenza degli animali selvaggi, ma non per quelli domestici, esiste la possibilità di proteggere e riprodurre ciò che non durerebbe allo stato selvaggio, sino al punto di mantenere razze che hanno bisogno del parto cesareo per nascere.
Al tempo in cui sono stati redatti molti degli standards attuali ben poche informazioni erano sicure sulla struttura, la locomozione, e l’efficienza muscolare che necessitano per determinati scopi funzionali.
Oggi esistono, invece, studi più recenti che si fondano su tests e misurazioni, che hanno corretto molti criteri di giudizio sul movimento dei cani.
Ci si atterrà, in quanto esposto, ai soli fatti determinati da misurazioni, non perché ciò che viene espresso dagli standards non sia importante, ma perché apparenza esterna e estetica della locomozione non rientrano in considerazioni funzionali.
Lo sforzo sarà quello di riportare affermazioni corrette in quanto si attengono ai fatti derivati da ricerche scientifiche e non alle impressioni, alle opinioni, alle valutazioni e alle osservazioni personali.
Per inciso, si noti che l’affermazione che qualcosa sia vero senza riferimento a qual é la sorgente dell’informazione non è niente di più che un’espressione gratuita e senza fondamento; la prova di un fatto deriva da misurazioni o da resoconti accurati di osservazioni sistematiche; la prova non è una questione di opinione; la sorgente di fatti affermati, se sono fatti obiettivi, deve sempre essere rintracciabile; alla fine del discorso sarà pertanto fornita una adeguata bibliografia sulle referenze utilizzate nella esposizione.
Un discorso sulla locomozione dovrebbe svilupparsi come segue:
– concetti fondamentali;
– conformazione (statica) alla luce delle attuali conoscenze;
– descrizione delle andature;
– valutazione della struttura in funzione di un scopo;
– descrizione della dinamica del movimento;
– descrizione del trotto in soggetti efficienti nella loro funzione (trottatori e galoppatori);
– descrizione di andature appariscenti (incontrate in esposizione).
Per prima cosa dovrebbe essere chiaro che c’è differenza tra il tipo di locomozione che viene preferita nella esposizioni e il tipo di locomozione che viene dimostrata funzionalmente corretta.
Che la cosa piaccia o meno, in esposizione un giudice è tenuto a osservare quanto dice lo standard e lo standard potrebbe anche non rispondere a quello che ai nostri giorni è conosciuto sull’efficienza della locomozione in una razza per l’espletamento di determinate funzioni.
Anche se il giudice sa che i concetti espressi dallo standard sono scorretti è comunque obbligato a attenervisi; questo ha indotto i cinofili a pensare che ciò che viene premiato in esposizione costituisca la perfezione.
L’intento è ora quello di evidenziare solo ciò che può essere provato e dimostrarsi funzionalmente corretto per la locomozione; ma non è detto che quello che è funzionalmente corretto sia ciò che vince in esposizione o è contenuto nello standard.
Spesso l’estremo viene preferito rispetto al moderato perché alle esposizioni la consuetudine è pensare che «se poco è bene di più è meglio».
Negli American Cocker Spaniels e negli Afgani il mantello è troppo lungo per consentire agevolmente la caccia e il Bassethound e troppo basso per permettergli la seguita su terreni accidentati.
Questo è dovuto anche alle affermazioni generiche e alle richieste degli standards che precisano il come ma non precisano il quanto.
Il concetto «di più è meglio» dovrebbe essere sostituito da «l’ottimale è meglio».
Poiché sino a tempi recenti non erano disponibili risultati di prove che stabilissero i limiti delle caratteristiche fisiche desiderabili per la locomozione, le affermazioni che noi troviamo negli scritti in materia di movimento sono delle mere opinioni, non dei fatti.
Perciò l’intento è quello di insistere nel sottolineare ciò che è stato provato e dimostrato, mediante misurazioni, come più favorevole per produrre una determinata andatura e non evidenziare quello che solamente si ritiene sia corretto.